Meccanismi fisiologici di adattamento alla fatica nell’endurance: una revisione della letteratura scientifica

L’endurance richiede una notevole quantità di energia per sostenere una prestazione prolungata e continua. In questi casi, i muscoli scheletrici svolgono un ruolo importante nel produrre e utilizzare l’energia necessaria per mantenere l’attività. Tuttavia, l’attività muscolare prolungata può portare alla fatica muscolare, che è caratterizzata da una riduzione dell’efficienza contrattile e una diminuzione delle prestazioni.

Per superare la fatica e aumentare le prestazioni durante l’esercizio di endurance, il corpo utilizza una serie di meccanismi fisiologici ed enzimatici di adattamento. In questo articolo, analizzeremo questi meccanismi e i relativi enzimi coinvolti.

Capacità aerobica

Uno dei meccanismi fisiologici più importanti nell’adattamento alla fatica nell’endurance è l’aumento della capacità aerobica. Questo processo porta una maggiore capacità dei muscoli scheletrici di utilizzare l’ossigeno per produrre energia. L’aumento della capacità aerobica può avvenire attraverso una serie di adattamenti muscolari e sistemici, tra cui l’angiogenesi, l’aumento del numero e della densità dei mitocondri, nonché una maggiore attività delle proteine ​​coinvolte nel trasporto dell’ossigeno.

L’angiogenesi è il processo di formazione di nuovi capillari sanguigni all’interno dei tessuti muscolari. Questo processo è stimolato dall’esercizio fisico prolungato e consente un miglior trasporto dell’ossigeno e dei nutrienti ai muscoli scheletrici. L’angiogenesi è mediata in parte dall’attivazione del fattore di crescita dell’endotelio vascolare (VEGF), una proteina che promuove la formazione dei capillari sanguigni.

Nell’adattamento per l’endurance si verifica sia l’angiogenesi che la capillarizzazione, ma l’angiogenesi sembra essere il principale meccanismo di adattamento.
L’angiogenesi è un processo importante per garantire un adeguato apporto di ossigeno e nutrienti ai tessuti muscolari durante l’attività fisica prolungata. Infatti, l’angiogenesi aumenta il numero di vasi sanguigni e di capillari presenti nei tessuti muscolari, migliorando così la loro capacità di trasporto di ossigeno e nutrienti e favorendo l’eliminazione dei prodotti di scarto metabolico.
Inoltre, l’angiogenesi sembra essere fortemente influenzata dall’allenamento aerobico, poiché l’esercizio fisico prolungato stimola la produzione di fattori di crescita che promuovono la formazione di nuovi vasi sanguigni.
La capillarizzazione, d’altra parte, può contribuire all’adattamento all’endurance aumentando la densità dei capillari all’interno dei tessuti muscolari. Tuttavia, sebbene l’allenamento aerobico possa aumentare la densità dei capillari, sembra che l’angiogenesi sia il principale meccanismo di adattamento ai fini dell’endurance.
In sintesi, sia l’angiogenesi che la capillarizzazione sono importanti per l’adattamento all’endurance, ma l’angiogenesi sembra essere il meccanismo principale che consente ai muscoli di adattarsi all’esercizio fisico prolungato.

Aumento densità dei mitocondri

L’aumento del numero e della densità dei mitocondri nei muscoli è un altro adattamento importante nell’endurance. I mitocondri sono le centrali energetiche delle cellule, responsabili della produzione di ATP, la valuta energetica delle cellule. Un maggior numero di mitocondri consente ai muscoli di produrre energia in modo più efficiente e di resistere alla fatica muscolare. L’aumento del numero di mitocondri è stimolato dall’esercizio fisico prolungato e mediato dall’attivazione del fattore di trascrizione PGC-1α.

Miglioramento del trasporto di ossigeno

Inoltre, l’endurance è associato ad una maggiore attività di proteine coinvolte nel trasporto dell’ossigeno. L’emoglobina è una proteina presente nei globuli rossi che trasporta l’ossigeno dai polmoni ai tessuti. L’esercizio fisico prolungato può aumentare il numero di globuli rossi e la concentrazione di emoglobina nel sangue, migliorando così il trasporto di ossigeno ai muscoli scheletrici. Questo adattamento è stimolato dall’attivazione dell’ormone eritropoietina (EPO), che promuove la produzione di globuli rossi.

Enzimi per la resistenza alla fatica e potenza lipidica

Un enzima importante nell’adattamento alla fatica nell’endurance è la piruvato deidrogenasi (PDH), che catalizza la reazione di ossidazione del piruvato per produrre acetil-CoA. L’acetil-CoA è il precursore della produzione di ATP all’interno dei mitocondri. L’attività della PDH è aumentata durante l’esercizio fisico prolungato, poiché il piruvato viene utilizzato in modo più efficiente per produrre energia.

Inoltre, l’attività dell’enzima citrato sintasi (CS), che catalizza la reazione di produzione di citrato dal condensato di acido acetil-CoA e ossalacetato, aumenta durante l’esercizio fisico prolungato. L’aumento dell’attività della CS indica un aumento della capacità ossidativa dei mitocondri e una maggiore capacità di utilizzare i grassi come fonte di energia.

Infine, l’attività dell’enzima lipasi, che catalizza la reazione di idrolisi dei grassi per produrre acidi grassi e glicerolo, aumenta durante l’esercizio fisico prolungato. L’aumento dell’attività della lipasi indica una maggiore capacità dei muscoli scheletrici di utilizzare i grassi come fonte di energia durante l’esercizio fisico prolungato.

Adattamento alla fatica

In conclusione, l’adattamento alla fatica nell’endurance coinvolge una serie di meccanismi fisiologici ed enzimatici che consentono ai muscoli scheletrici di produrre energia in modo più efficiente e di resistere alla fatica muscolare. L’aumento della capacità aerobica, l’aumento del numero e della densità dei mitocondri, nonché una maggiore attività delle proteine ​​coinvolte nel trasporto dell’ossigeno sono tra gli adattamenti muscolari e sistemici più importanti nell’endurance. Inoltre, l‘aumento dell’attività di enzimi come la PDH, la CS e la lipasi consente ai muscoli scheletrici di utilizzare i carboidrati e i grassi come fonti di energia in modo più efficiente durante l’esercizio fisico prolungato.

Allenamento

Gli adattamenti descritti si ottengono attraverso un allenamento specifico e mirato. Questo deve essere strutturato in modo da fornire un adeguato stimolo di stress sul sistema cardiovascolare, muscolare e nervoso centrale, ma allo stesso tempo deve prevenire lesioni eccessive e il sovrallenamento.

L’allenamento dell’endurance si può basare sulla frequenza cardiaca, che indica l’intensità dell’esercizio. In generale, l’allenamento deve essere svolto ad un’ intensità moderata-alta, tra il 60% e l’85% della frequenza cardiaca massima. La durata dell’allenamento dipende dal livello di allenamento dell’atleta e dalle sue esigenze specifiche, ma generalmente va dai 30 ai 90 minuti al giorno, almeno tre volte alla settimana.

Allenamento aerobico: FONDO LENTO

L’allenamento aerobico aumenta la capacità del sistema cardiovascolare di fornire ossigeno ai muscoli, migliorando la sintesi energetica delle fibre muscolari e aumentando la produzione di enzimi mitocondriali come la citrato sintasi. L’allenamento aerobico aumenta inoltre la capacità del muscolo di utilizzare acidi grassi come fonte di energia, migliorando la sintesi di enzimi come la lipasi e aumentando la densità dei mitocondri.

Allenamento ad alta intensità: VO2Max

L’allenamento in VO2max è una tecnica di allenamento che mira a migliorare la capacità del cuore, dei polmoni e dei muscoli di utilizzare l’ossigeno. La VO2max rappresenta la quantità massima di ossigeno che una persona può utilizzare durante l’esercizio fisico intenso.

Questa modalità di allenamento può migliorare la capacità dei muscoli di utilizzare l’ossigeno fornito dal sangue, aumentando la produzione di enzimi mitocondriali come la citrato sintasi e la succinato deidrogenasi, aumentando le prestazioni nell’endurance attraverso l’aumento della capacità cardiovascolare, respiratoria e muscolare di utilizzare l’ossigeno.

Altri fattori per migliore la prestazione

Gli adattamenti alla fatica nell’endurance dipendono anche dall’alimentazione e dal recupero adeguati. Una dieta equilibrata, ricca di carboidrati, proteine e grassi sani, fornisce al corpo i nutrienti necessari per sostenere l’allenamento e recuperare in modo efficace. Il riposo e il recupero adeguati sono altrettanto importanti per consentire al corpo di adattarsi all’allenamento e di recuperare completamente tra le sessioni.

In sintesi, gli adattamenti fisiologici ed enzimatici alla fatica nell’endurance si ottengono attraverso un allenamento mirato, una dieta equilibrata e un adeguato recupero. L’allenamento aerobico e anaerobico devono essere strutturati in modo da fornire un adeguato stimolo di stress sul sistema cardiovascolare e muscolare, ma allo stesso tempo devono prevenire lesioni eccessive e il sovrallenamento.

Questo è un articolo della Sport Academy ASD Trail Running Sport Academy

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